4 Mar 2022

Speciale Ucraina: a un passo dalla catasfrofe

Daily focus

Ore di angoscia per un incendio nella più grande centrale nucleare d’Europa. La situazione ora è sotto controllo, ma Zelensky chiede una no fly-zone su tutta l’Ucraina.

 

Russia e Ucraina hanno concordato la creazione di corridoi umanitari per condurre i civili fuori dalle aree di intensi combattimenti. L’accordo – la cui applicazione sul terreno è tutta da verificare – è stato raggiunto durante un secondo round di colloqui tra le delegazioni delle due parti, svoltosi ieri in Bielorussia. Dal negoziato, tuttavia, sono emersi scarsi progressi per una soluzione del conflitto, in corso ormai da nove giorni. Intanto oltre un milione di persone è fuggito dall’Ucraina e un altro milione ha abbandonato le proprie case per spostarsi in città meno pericolose. Le Nazioni Unite prevedono che, se il conflitto si protraesse, fino a dieci milioni di ucraini – circa un quarto della popolazione – potrebbero essere sfollati. Di questi, quattro milioni diventerebbero rifugiati in altri paesi. Sulla linea del fronte, intanto, mentre l’avanzata russa verso Kiev è rallentata dalla resistenza ucraina, a sud le truppe di Mosca hanno circondato la città portuale di Mariupol e muovono verso un’altra città portuale, Mykolaiv. È qui che la Marina ucraina – secondo quanto ha riferito il ministro della Difesa – avrebbe affondato la sua nave ammiraglia per evitare che cadesse nelle mani dei russi. La fregata era in riparazione nella città portuale, scrive il Kyiv Independent, quando al comandante Oleksiy Reznikov è stato ordinato di affondarla. Ma a destare maggiore preoccupazione nelle ultime ore sono state le notizie relative ad un incendio scoppiato nei pressi della centrale di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, teatro di intensi combattimenti. La centrale sarebbe stata colpita dalle truppe russe, secondo il ministro degli Esteri ucraino: l’incendio è stato poi messo in sicurezza, ma l’impianto – che fornisce il 25% dell’energia elettrica al paese – è ora nelle mani delle truppe russe.

 

Il commento di Paolo Magri, Vice Presidente di ISPI

 

Cosa è successo a Zaporizhzhia?

“Quello che capiamo in questo momento è che la centrale è stata colpita da un proiettile russo”: lo ha detto il direttore generale dell’Aiea, Rafael Mariano Grossi, mentre Mosca e Kiev si accusano a vicenda per aver colpito il sito. L’Europa tira un sospiro di sollievo alla notizia che l’impianto – ora in mano ai soldati russi – non avrebbe subito danni né sarebbe stato rilevato un aumento delle radiazioni. Ma l’episodio ha sollevato un coro unanime di condanne per quello che il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi ha definito “un attacco scellerato”. Questa notte avrebbe potuto essere “la fine della storia dell’Ucraina e dell’Europa” ha detto il presidente Zelensky che ha chiesto una no-fly zone per impedire attacchi russi a impianti nucleari. “Abbiamo bisogno di una chiusura immediata dei cieli sull’Ucraina, perché solo questo può garantire che la Russia non colpirà gli impianti nucleari”, ha detto il presidente secondo cui un disastro nella centrale di Zaporizhzhia sarebbe sei volte peggiore di quello avvenuto a Chernobyl. In Ucraina sono attualmente in funzione quattro centrali nucleari, con complessivamente 15 reattori operativi. Non è invece più attivo il sito di Chernobyl, teatro della storica esplosione del 26 aprile del 1986. Delle quattro centrali attive, due si trovano nel sud del paese (Zaporizhzhia, con sei reattori, e la centrale nucleare Ucraina del sud, con tre reattori) e le altre due a Nord-Ovest (Rivne, con quattro reattori e Khmelnitsky con due reattori). I 15 reattori producono circa metà dell’energia elettrica del paese.

 

Ascolta l’ultima puntata di Globally, il nostro podcast sulla geopolitica

A colloquio con Putin?

Al termine del secondo round di negoziati tra Ucraina e Russia, le delegazioni hanno concordato di tenere un terzo incontro all’inizio della prossima settimana. Intanto però, un accordo per la creazione di corridoi umanitari non ha finora trovato grande riscontro sul terreno: Kiev e Mosca avevano annunciato canali di comunicazione speciali per l’evacuazione dei civili e per la consegna di cibo ai residenti dei centri abitati colpiti da massicci bombardamenti ormai da diversi giorni. Il presidente ucraino Zelensky si è detto pronto a un dialogo diretto con Putin: “Vieni e parliamone, è necessario per fermare la guerra”. Lo stesso Zelensky ha poi esortato i paesi occidentali ad aumentare il loro sostegno a Kiev, avvertendo che se dovesse cadere l’Ucraina, la Russia attaccherà il resto dell’Europa orientale, “a cominciare dai paesi baltici fino ad arrivare al muro di Berlino”. E per evitare “incidenti” il Pentagono ha reso noto di aver aperto un canale di comunicazione diretto con la Difesa Russa, relativo all’Ucraina.

 

 

Caccia agli oligarchi?

Sul piano economico, intanto, cominciano a vedersi le prime conseguenze delle sanzioni occidentali: i pagamenti elettronici sono saltati, mentre il rublo continua a svalutarsi e le multinazionali si ritirano dalle loro partecipazioni nelle aziende russe. Agli sportelli automatici per il prelievo di denaro si sono formate lunghe code di persone preoccupate dalla prospettiva di perdere i risparmi o rimanere senza contante, mentre i negozi Ikea sono stati presi d’assalto dopo l’annuncio dell’azienda svedese di voler chiudere i suoi punti vendita nel paese. Alle sanzioni economiche, infatti, si aggiunge il peso delle decisioni annunciate dalle singole imprese. Come i giganti petroliferi Bp e Shell che hanno deciso di vendere le loro quote in Yukos e nei progetti con Gazprom. Ieri Eni ha annunciato l’intenzione di cedere la quota del gasdotto Blue Stream, mentre la società Generali ieri ha annunciato che uscirà dai consigli di amministrazione delle joint venture mentre grandi marchi come H&M, Nike e Volkswagen hanno deciso di interrompere le vendite dei loro prodotti. Ma il giro di vite economico, in queste ore, punta a colpire soprattutto funzionari, militari e oligarchi russi a cui sono stati congelati i beni ed è stato imposto il divieto di ingresso in Europa e negli Usa. Una lista nera che include personaggi del calibro di Dimitri Peskov, portavoce del Cremlino, lo stesso Vladimir Putin e il suo ministro degli Esteri, Sergei Lavrov. I governi europei hanno iniziato a sequestrare yacht e ville mentre il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, ha proposto la creazione di una Task force per dare la caccia ai beni dei magnati russi disseminati in Europa.

 

 

***

A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online

Pubblicazioni

Vedi tutti

Eventi correlati

Calendario eventi
Not logged in
x