10 Ago 2022

Ucraina: Torna la paura nucleare

La guerra si estende?

Russia e Ucraina si accusano a vicenda di aver bombardato l’area della centrale nucleare di Zaporizhzhia, sollevando le paure internazionali di una catastrofe continentale. E la guerra forse è arrivata anche in Crimea

 

Una serie di attacchi nei giorni scorsi ha danneggiato una parte dell’attrezzatura ausiliaria della centrale atomica di Zaporizhzhia, la più grande di tutto il continente europeo. I reattori non sono stati fortunatamente colpiti, e, secondo le autorità russe, non vi è rischio immediato di fuoriuscita di materiale radioattivo. Ma la paura di una possibile catastrofe nucleare è grande, tanto che i ministri degli esteri del G7 hanno formalmente chiesto alla Russia di restituire il controllo del complesso all’Ucraina. La centrale è sotto il controllo delle truppe russe dall’inizio di marzo, e il suo funzionamento è garantito dalla presenza di tecnici Ucraini, a cui è stato permesso di continuare a operare. In risposta, il rappresentante russo presso le organizzazioni internazionali a Vienna, Mikhail Ulyanov, ha rivelato che il suo paese ha richiesto per domani un meeting di emergenza del Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite per discutere delle condizioni della struttura, accusando l’Ucraina di ostacolare una missione dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA) nell’impianto.

 

Razzi dalla centrale nucleare?

Il livello di allerta si era alzato dopo che, nel fine settimana, l’Ucraina aveva accusato la Russia di aver perpetrato un attacco contro la struttura, dichiarando che due lavoratori erano stati portati in ospedale con ferite da schegge esplosive e che tre sensori per le radiazioni erano stati danneggiati. Da giorni, Ucraina e Russia si incolpano vicendevolmente di mettere deliberatamente a rischio la centrale. Oggi Kiev ha rimarcato le accuse di averla trasformata in una vera e propria base militare, usandola come scudo per lanciare attacchi contro il territorio controllato dalle truppe ucraine attraverso il fiume Dnipro. L’attacco, che ha ucciso almeno 13 persone e ferito molte altre nella località di Marhanets, sarebbe partito proprio da lì. Il sindaco di Nikopol, sul lato opposto del fiume, ha poi raccontato come nell’ultima settimana la sua città sia stata sotto bombardamento costante. Il direttore di Enerhoatom, la compagnia ucraina per l’energia nucleare, aveva inoltre dichiarato che al momento 500 soldati russi si trovano nel sito, e che hanno posizionato lanciarazzi in tutta la zona, accuse che, sottolinea la BBC, non possono però essere verificate.

 

Bombardamenti sconsiderati?

Finora, la Russia ha però negato tutto, puntando invece il dito contro le forze ucraine. Domenica, il ministro della Difesa russo ha sostenuto che sia stato un bombardamento dell’impianto da parte delle forze ucraine a causare una situazione di emergenza che ha poi portato lo staff locale a diminuire l’output energetico dei reattori. In risposta, gli ufficiali ucraini hanno subito sostenuto che le forze russe hanno minato tutta la zona per prepararsi a una possibile controffensiva. Quello su cui nessuno discute è il rischio che comporta un serio danno alla centrale. Rafael Mariano Grossi, direttore generale dello IAEA, aveva già espresso le proprie forti preoccupazioni sabato scorso, dichiarando che i bombardamenti nei pressi dell’impianto violano tutti i sette pilastri fondamentali per garantire la sicurezza di un sito atomico. Mark Wenman, un esperto nucleare dell’Imperial College di Londra intervistato dall’Associated Press, ha tuttavia cercato di calmare gli animi, ricordando che l’edificio di contenimento e il reattore sono costruiti per reggere l’urto di disastri naturali e incidenti come lo schianto di un aeroplano.

 

La guerra si estende?

Nel frattempo, la guerra forse lambisce anche il vicino territorio della Crimea, la penisola ucraina occupata nel 2014 e illegalmente annessa alla Federazione Russa. Ieri una serie di esplosioni ha colpito la base russa di Saki, uccidendo almeno una persona e costando – secondo la valutazione fatta dal comando delle forze aeree ucraine sui video che sono circolati online – circa una dozzina di aerei bombardieri Su-34 e Su-24 alla Russia. Un ufficiale ucraino avrebbe confessato al New York times che dietro le esplosioni ci sarebbero delle forze guerrigliere di resistenza fedeli al governo di Kyiv, descrivendo l’obiettivo come una “base da cui partivano regolarmente aerei per attaccare le nostre forze nel teatro del sud”. Un attacco in Crimea rappresenterebbe una significativa espansione della controffensiva ucraina, che fino a oggi si era concentrata sul respingere le truppe russe dal proprio territorio. Una eventualità subito smentita attraverso le parole di Mykhailo Podolyak, assistente alla presidenza, durante un suo intervento al canale tv online Dozhd. Eppure è lo stesso presidente ucraino Volodymy Zelensky ad aver dichiarato, nel suo consueto discorso alla nazione, che “la guerra è iniziata con la Crimea e finirà con la Crimea, con la sua liberazione”, senza fare però alcun riferimento all’accaduto. Almeno sul non coinvolgimento ucraino nell’esplosione, le versioni ufficiali sembrano concordare, dato che il ministro della Difesa russo si è da subito prodigato a spiegare di come si sia trattato di una esplosione provocata da munizioni immagazzinate nella base, senza alcun “impatto di fuoco” dall’esterno. Sergei Aksyonov, Capo della Repubblica di Crimea, ha comunque deciso di alzare il livello di allerta terroristica ad alto (giallo). Quello che è certo, invece, è che i combattimenti ancora infuriano nell’area di Kherson, la prima città catturata dalle truppe russe, che gli ucraini stanno ora provando a riconquistare. Secondo quanto riportato dal Kyiv Independent, il minore flusso di armamenti proveniente dall’occidente rende però una controffensiva massiccia poco credibile al momento.

 

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A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications.

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